Un giorno nella vita di Abed Salama by Nathan Thrall

Un giorno nella vita di Abed Salama by Nathan Thrall

autore:Nathan Thrall [Thrall, Nathan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


Quarta parte

Il muro

13.

Per il colonnello Saar Tzur, l’aspetto più significativo dell’incidente di Jaba fu che in quell’occasione ebbe modo di conoscere Ibrahim Salama. Rimasero amici, sfruttando i reciproci vantaggi della relazione. Se Ibrahim chiedeva a Saar di aprire una strada palestinese che l’esercito aveva chiuso con blocchi di cemento o cumuli di terra, Saar lo faceva. Simili «misure facilitatrici», come le definiva l’esercito, facevano un’enorme differenza nella vita dei palestinesi, permettendo di abbreviare nettamente i loro spostamenti o di avere accesso ai loro terreni agricoli, e in generale si sentivano meno in trappola. E quando Ibrahim dava a Saar i nomi di funzionari e uomini d’affari palestinesi, Saar li aggiungeva alla lista dei vip autorizzati a uscire tramite l’esclusivo checkpoint a Beit El, che faceva risparmiare tempo. Ibrahim, per ciò che lo riguardava, aiutava Saar a ridurre ciò che l’esercito definiva «attrito», ovvero la sfida palestinese al dominio militare israeliano.

Per mesi le jeep di Saar erano state colpite con pietre e molotov mentre percorrevano Jaba Road nei dintorni della base di Rama e di A-Ram. Saar non sapeva come venire a capo del problema. A-Ram era una zona senza legge, trascurata da Israele e off-limits per l’ANP e per le forze di sicurezza. Era circondata da installazioni militari e il muro di separazione sigillava l’intera area su tre lati. Senza nessuno a fermarli, i residenti usavano scale e corde per scavalcare il muro e accedere a Gerusalemme.

Tutte le misure adottate dai soldati di Saar non avevano fatto altro che inasprire la resistenza. Aveva mandato le sue truppe a sparare alle ginocchia degli shabaab che lanciavano pietre e molotov, ma era sicuro che un giorno o l’altro i militari avrebbero colpito più in alto, uccidendo uno dei manifestanti e aggravando il problema ad A-Ram.

Otto giorni dopo l’incidente su Jaba Road, successe esattamente questo. Un venerdì pomeriggio, durante una protesta ai confini di A-Ram, un ragazzo di ventitré anni lanciò dei petardi contro le truppe dell’IDF, che spararono e lo uccisero. Una nuova pioggia di pietre bersagliò le jeep blindate di Saar.

Non appena Saar chiese a Ibrahim se poteva inventarsi qualcosa per mettere fine a quella situazione, il problema scomparve. E non si ripresentò durante il mandato di Saar. Ibrahim non dovette fare molta pressione: la sulta era disprezzata dagli shabaab, ma era anche temuta, e per buoni motivi. L’esperienza fece cambiare idea a Saar su come svolgere al meglio il proprio lavoro. Riteneva di aver fatto troppo affidamento sulle attrezzature militari, quando invece poteva ottenere ben di più scambiandosi favori con persone come Ibrahim.

Più che la cooperazione con l’ANP, Saar credeva fosse stato il muro a facilitargli il lavoro. Saar aveva lavorato in tutte le aree controllate da Israele, e considerava l’area di Gerusalemme e Ramallah un’unica zona urbana, di gran lunga la più impegnativa. Avrebbe saputo dire a malapena dove finisse una e iniziasse l’altra. Quel settore era densamente popolato, con comunità ebraiche e palestinesi che vivevano le une accanto alle altre. C’erano palestinesi di ogni estrazione sociale, da quelli di Israele a quelli con i documenti blu o verdi.



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